La poesia che
traspare dalle cronache passate, le emozioni che i primi alpinisti ci
hanno trasmesso dai Bollettini e dalle Riviste del CAI, hanno come
attore principale le nostre montagne, ed esse sono ancora lì, purtroppo
poco frequentate. L'ambiente è rimasto selvaggio come allora e la
mancanza degli alpeggi e del rifugio Vaccarone rende queste cime ancora
più difficili da raggiungere, le mode e i nomi più conosciuti delle
altre celebri vette hanno deviato gli alpinisti su altri fronti. Questa
esposizione oltre a presentare la magia di un'epoca pionieristica e
storica, vuole ridestare interesse per la fruizione di un territorio
alpinisticamente meritevole.
Tutte le regioni alpine sono in competizione per un forsennato riarmo
turistico, stradale, edilizio, i prolungamenti delle stagioni invernali
e la ricerca di indipendenza dalle risorse naturali con l'innevamento
artificiale, che prosciuga sorgenti e acquedotti, e altrettante
artificiali moltiplicazioni di attrazioni e comodità collocabili sul
mercato, stanno distruggendo penosamente quello che molte generazioni
hanno pazientemente costruito e conservato con il massimo rispetto. Si
rischia di accelerare un meccanismo di autodistruzione insensato e
suicida, la varietà dell'habitat alpino della nostra valle dal punto di
vista ecologico, sociale, economico e culturale non dovrebbe farsi
schiacciare da autostrade, linee ad alta velocità, condomini alberghi,
impianti di risalita ad innevamento coatto e quant'altro avanza sul
fronte dello sfruttamento aggressivo e smisurato.
Paradossalmente, la variegata differenza culturale, la molteplicità
delle lingue esprimono la vitalità della civiltà alpina, mentre
l'omologazione turistico-industriale-viaria crea unità solo nella
distruzione.
Il messaggio lasciato dai primi salitori del massiccio Ambin è una
traccia misurata, equilibrata, compatibile con il rispetto della natura.
Un passaggio dolce nella storia, dolce ed inconfondibile.
Allora iniziò un vero fenomeno di costume, che vide incontrarsi la
cultura cittadina con quella valligiana, la prima prese lentamente il
sopravvento sul mondo della montagna, dettando moda, regole e stili di
vita, ma ora le condizioni e la crisi del sistema riportano
consapevolezza e determinazione: il montanaro ha capito che i suoi
valori e la sua cultura sono basilari e determinanti per un futuro
vivibile.
Il massiccio Ambin è rimasto isolato e selvaggio come nessun luogo in
Valle di Susa e può offrire ancora le stesse emozioni. La giusta
valorizzazione di un territorio è tramandare un patrimonio di ambiente e
di cultura, di civiltà materiale e spirituale, che meglio si tutela se
si conosce da dove proviene.
( Da: "Alpinismo storico nel Massiccio
Ambin" - Pier Mattiel / Marco Rey - Gen. 2006 )
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